Sarebbe oltre 500 i falsi incidenti stradali scoperti nell’ambito della mega truffa tra Angri, Nocera Inferiore, Scafati e l’area vesuviana. 164 sono le richieste di arresto nelle mani del gip. Sono poi 532 complessivamente le persone indagate. Sono questi i numeri della maxi inchiesta coordinata dalla procura nocerina svolta dai carabinieri della stazione di Angri, impegnati lungo un anno e mezzo di indagini.
L’informativa, con le richieste cautelari depositate dal sostituto Guarino ad inizio 2010, sono al vaglio del gip con la incombente perdita di attualitá delle restrizioni che riguardano avvocati, privati cittadini, periti e assicuratori, all’opera in un articolato e lucroso sistema criminale con epicentro nella cittá di Angri, centrale operativa dei falsi incidenti stradali.
Le ramificazioni seguite dagli investigatori inquadrano una gang composta da diverse figure professionali. L’elementi chiave del raggiro sono le consulenze dei professionisti coinvolti, talvolta compiacenti, altre volte complici o ancora diretti organizzatori delle truffe, che si estendevano in tutto l’Agro nocerino, il vesuviano e fino a Napoli cittá.
L’inchiesta ipotizza il coinvolgimento nelle truffe di interi nuclei familiari compresi tra gli oltre 500 indagati -tra cui quattro avvocati, sette medici (cinque ospedalieri e due di base), numerosi "procacciatori" al servizio di alcuni legali angresi , con alcune famiglie che individuavano persone disponibili a offrirsi come finti responsabili dei sinistri , con le vittime da trovare in altre famiglie, i testimoni in altre ancora, con i ruoli scambiati in altri incidenti fasulli.
L’intero sistema ricostruito dagli inquirenti, con le indagini svolte dalla stazione carabinieri di Angri guidata dal comandante Egidio Valcaccia, punta l’accusa contro finte vittime dei sinistri, avvocati che coordinavano il tutto per ottenere i risarcimenti, medici che redigevano falsi certificati emessi da ospedali che attestavano malattie inesistenti e le svariate complicitá del personale al lavoro nelle agenzie assicurative oppure negli istituti bancari. Grazie a molte confessioni di indagati, il quadro investigativo si è arricchito e circostanziato con dovizia di dettagli.
Altra questione è la clonazione dei certificati medici, con attestati sanitari utilizzati più volte dall’associazione a delinquere per più persone e per incidenti diversi, scannerizzando un certificato vero, cambiando poi il nome dell’intestatario e stampando un nuovo documento sanitario pronto per ricevere un nuovo risarcimento danni.
Agli atti figurano documenti in bianco trovati negli studi degli avvocati, con intestazione e numero progressivo riferito a persone non coinvolte in incidenti stradali, con corposa documentazione ospedaliera per provare i falsi e numerosi bonus-malus accertati alla fine come fasulli. La maxi inchiesta ha presentato una grossa documentazione probatoria. Alfonso T. Guerritore