Due ore di sterile discussione consumate tra l’assassinio della lingua italiana, accuse personali e la solita caduta di stile consona a certi personaggi che occupano gli scranni del civico consesso. La seduta di consiglio, come da copione, si è aperta con il solito balletto di accuse generato da un intervento di Marcello Ferrara cui ha replicato Antonio Squillante ricordando il caso “parentopoli,” il figlio è assessore nella giunta Mauri, e il caso Soget con il figlio del sindaco Mauri assunto dalla società che si occupa del recupero crediti per conto del Comune di Angri.
Una vicenda costata l’avviso di garanzia al primo cittadino doriano. Fuoco incrociato senza risparmio di colpi e di denigrazioni che hanno interessato anche l’ambito familiare. Ad accusare il colpo e segnare il passo rispetto alle “frecciate” del capogruppo del Pdl, Antonio Squillante, è stato Marcello Ferrara che vittima del nervosismo si è lasciato andare ad un commento poco felice che ha raggelato la sala. Non è mancata la solito e articolata “filippica” del primo cittadino che resta visibilmente scosso quando si parla dello stage del figlio presso la Soget.
A riportare la discussione sulla retta via è stato il consigliere Alfonso Scoppa che pur non lesinando stoccate e critiche a Squillante ha invitato l’assemblea a discutere dei problemi che investono la città ricordando che questo governo si sta adoperando per risolvere alcune problematiche che da anni non trovano adeguate soluzioni.
Al primo punto all'ordine del giorno della seduta consiliare di ieri nella Casa del cittadino, la surroga in seno al Pdl del consigliere dimissionario Gaetano Longobardi con il primo dei non eletti Francesco D'Antuono, alla sua terza legislatura. «Vorrei conoscere i motivi politici che hanno spinto Longobardi a dimettersi – arringa dai banchi della maggioranza Marcello Ferrara- che potrebbero essere tutti interni al Pdl, e sarebbero utili a fare chiarezza e motivare quella che potrebbe essere letta come una resa». Parole che aprono un dibattito dai toni a volte anche molto aspri.
«È indelicato tirare in ballo una persona che non può difendersi- ha replicato il capogruppo del Pdl, Antonio Squillante- le dimissioni di Longobardi potrebbero invece essere state dettate dal dissenso nei confronti del modo di fare politica di una maggioranza che vede in Giunta il figlio del consigliere Ferrara, e dalla Soget (poi licenziatosi) il figlio del sindaco Mauri».La reazione di Pasquale Mauri è un invito «a non spettacolarizzare, perchè qui tanti hanno scheletri nell'armadio », mentre Alberto Milo (Udc) ha invitato «Squillante a seguire l'esempio di Longobardi e dimettersi, così ne guadagnerebbe tutto il consiglio».
Al posto di Longobardi, si è seduto D'Antuono, candidato nelle file di Forza Angri, che ha confermato unitamente a Squillante, a Giordano l'appartenenza al Pdl, preannunciando “un'opposizione ferma, ma costruttiva”. Aspra anche la discussione sulla messa in liquidazione del Cstp, con il consigliere di maggioranza Domenico D'Auria che ha ricostruito la vicenda, accusando ripetutamente l'ex assessore Squillante, che ha ricoperto fino a gennaio la delega alle partecipate, e che ha ribattuto punto su punto. Luigi D'Antuono – Francesco Rossi