Mettiamo subito in chiaro che io di calcio ne capisco ben poco, non sono un tifoso accanito, non parteggio per nessuna squadra in particolare, ma guardo volentieri le partite della nazionale. Ciò non toglie che, siccome sono curioso per natura, mi applico per capire schemi e strategie e certe volte mi ritrovo, mio malgrado, invischiato in dissertazioni di alta scuola calcistica.
Io li sento i miei figli che, tifosi di squadre diverse, si punzecchiano e si accaniscono in profonde disquisizioni sul calciomercato o sull’incapacità di tale allenatore o direttore sportivo. Uno dei tre, ormai padre di famiglia, si nutre di calcio giocato e fantasticato, non perde una partita in televisione e segue sempre, nelle sfide casalinghe così come in trasferta, i grigiorossi dell’U.S. Angri 1927.
Ultimamente i ragazzi che difendono i colori della nostra cittadina nel campionato di serie “D”, non stanno brillando e la squadra è invischiata in bassa classifica e rischia seriamente di perdere il diritto di giocare anche l’anno prossimo la “quarta serie”.
C’è da dire che gli allenatori che si sono susseguiti sulla panchina ed i dirigenti, le stanno provando tutte per recuperare il terreno perduto e veleggiare in una zona di classifica più tranquilla e che permetterebbe di fare progetti per il futuro.
Per quello che mi riguarda, un poco sono dispiaciuto perché sento che i tanti tifosi, appassionati e fedeli alla compagine calcistica, fanno grandi sacrifici per non perdere una partita e sostenere un sogno sportivo che ad Angri ha sempre avuto radici profonde in un terreno fertile.
Purtroppo né tutta questa passione né la fedeltà ai colori, stanno regalando soddisfazioni alla tifoseria; di conseguenza mi sono chiesto cosa si potesse fare per ripagare questa “febbre” calcistica che coinvolge tanti cittadini angresi e, cosa che mi tocca più da vicino, due dei miei tre figli.
A tal proposito, mi è tornato in mente un film di tanti anni fa che cito nella copertina di questo pezzo; uno dei protagonisti del lungometraggio è un cavallo, tale “Soldatino”, di proprietà dell’avvocato De Marchis.
Definito ronzino dagli altri proprietari di scuderia, non vince mai una corsa e contribuisce, con la sua fame leggendaria, a rovinare economicamente il suo proprietario. In un passaggio chiave della trama del film, lo stalliere che se ne prende cura e che vanta crediti milionari, lo mette a stecchetto e grazie a queste rinunce, nella corsa successiva, Soldatino vince con tempi da record. All’improvviso si è accesa una lampadina sulla mia testa ed ho visto la luce!
Vorrei, quindi, dare un consiglio alle centinaia di tifosi che sostengono la squadra del cavallino rampante: questi bene amanti calciatori, metteteli a dieta! Fate sentire loro la mancanza del “cibo” di ogni giocatore che si rispetti: il tifo ed il calore dei sostenitori!
Alleggerite il loro “giro vita” domenicale disertando per una, due, dieci volte o per quante volte è necessario, l’appuntamento allo stadio Novi; magari non funzionerà come per Soldatino, ma almeno i ragazzi che calpestano il prato sintetico del campo, forse finalmente si renderanno conto che l’amore eterno ed incondizionato non esiste, almeno ad Angri.