Non è mia abitudine scrivere di vita vissuta fuori dai confini angresi; innanzitutto perché non ritengo di essere abbastanza informato sui fatti e poi perché su Angri e di Angri c’è sempre qualcosa da dire. Stavolta però un passo oltre la linea di demarcazione, voglio proprio farlo. Se è vero che la realtà supera sempre la fantasia, questo è proprio il caso specifico, mi riferisco a quello che ha scosso noi osservatori neutrali (ma forse per i residenti non era così inaspettato) sui fatti che stanno capitando nell’ultimo dei comuni ricadenti nella città metropolitana di Napoli, Sant’Antonio Abate.
È di dominio pubblico che il prossimo giugno, in concomitanza con le elezioni europee, gli abatesi saranno chiamati alle urne per eleggere il sindaco (??!?) ed il nuovo consiglio comunale, ma alla presentazione delle liste, sabato 11 maggio, non è stata depositata alcuna lista che non fosse riconducibile all’attuale sindaco!
In pratica il primo cittadino in carica sarà rieletto senza dubbio, fermo restando il raggiungimento del quorum pari al 50 % più uno degli aventi diritto al voto. Questo è sicuramente un avvenimento raro in una democrazia come la nostra, dove la competizione elettorale è alla base di una sana amministrazione locale. Venendo a conoscenza di questo singolare avvenimento, mi sono chiesto (ed ho chiesto anche a chi è sicuramente più informato di me) cosa possa aver determinato questo “corto circuito” istituzionale.
A detta dei più sembrerebbe che gli antagonisti elettorali dell’attuale maggioranza in consiglio comunale, non abbiano raggiunto il numero minimo delle firme certificate e necessarie alla presentazione delle liste; qualcuno ha anche detto che mancavano addirittura dei nomi negli elenchi già di per sé “poveri” di grossi volti capaci di attirare consensi. Qualche altro mal pensante, sostiene che la “campagna” di reclutamento dei candidati sia stata a senso unico e che l’attuale sindaco abbia ottenuto l’adesione di tutti i pezzi da novanta e che quindi la competizione elettorale sarebbe stata in un certo qual modo, falsata.
Ritornando alla mia affermazione in apertura di questo pezzo, ribadisco di non essere pienamente informato e quindi rinuncio a qualsiasi presa di posizione al riguardo. Vorrei solo mettervi a conoscenza di un ragionamento “bislacco” con cui ho intrattenuto una persona a me cara qualche giorno fa. Prendiamo ad esempio un qualunque giovane uomo che è attratto da una giovane e bella donna e che cerca in tutti i modi di farsi notare: sorrisi ad ogni incontro, qualche chiacchiera educata e spiritosa, un caffè offerto casualmente al bar.
Giunto il momento di farsi avanti e di dichiarare le sue intenzioni, ecco che compare sulla scena il bello del paese, ricco e pieno di qualità, che a sua volta dimostra interesse per la donna di cui sopra.
Voi pensate che sarebbe giusto farsi da parte senza giocare le carte a propria disposizione? E, adducendo come scusa che tanto l’altro è ricco è bello è potente e non ci sarebbe modo di vincere la partita, ritirarsi senza colpo ferire. Io non credo che sia una situazione piacevole, anche per la giovane donna che si vedrebbe costretta suo malgrado ad accettare la corte di un solo uomo. Questo è quello che sta succedendo a Sant’Antonio Abate.
La poltrona di primo cittadino e gli scranni destinati ai consiglieri comunali, sono la bella e giovane donna; il giovane uomo che avrebbe voluto dichiararsi non è altro che l’alternativa all’attuale sindaco che è a sua volta incarnato nel giovane ricco, bello e potente.
A me questa immagine non piace ma non posso farci nulla. Piuttosto, e con questo mio pensiero conclusivo torno al titolo di questo pezzo, mi auguro che la futura amministrazione possa essere consapevole della situazione che si sta venendo a creare e che, dopo l’annunciata vittoria, non si faccia tentare dal gestire “il timone” della nave, virando a proprio piacimento, visto che non c’è nessuno che in consiglio comunale può alzarsi in piedi e dire: “Io non sono d’accordo”. In un noto film, una battuta di un attore, mi lascia ogni volta mille pensieri in testa e non posso non citarla a chiusura di queste mie riflessioni.
Lo zio del protagonista, nel tentativo di comportarsi come il padre che il ragazzo non ha più, gli dice: “Ad un grande potere corrisponde una grande responsabilità”. Gentile sindaco, fanne buon uso, del tuo potere.